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Vivienne Westwood: la regina del Punk

Aggiornamento: 31 gen

Rubrica: Vita da strega


L’altra regina d’Inghilterra, la madre del Punk, la designer anticonformista: queste etichette definiscono riduttivamente Dame Vivienne Westwood, donna ribelle da sempre anarchica e attivista politica. 

Vive contrapponendo il brutale al bello, l’anarchia al sistema di governo, le aperte trasgressioni alla composta osservanza delle regole in pieno carattere British e ciò si esemplifica con un episodio particolare: quando la regina d’Inghilterra la insignisce dell’alto onore di un OBE ( Most Excellent Order of the British Empire) si dimentica di indossare l’intimo e lo dichiara apertamente facendosi immortalare dai fotografi all’uscita di Buckingham Palace.  

Nasce nel 1941 nel Derbyshire in pieno periodo bellico, dove le risorse scarseggiano e a regnare è l’austerità; questo senso del risparmio forgia il suo percorso di vita, portandola a dichiarare:  “bisogna comprare meno, ma scegliere bene, non buttare, ma prendersi cura dei capi”.

Quando Vivienne ha 17 anni la famiglia si trasferisce a Londra. Dopo aver lasciato gli studi alla scuola d’arte, dove frequentava i corsi di moda e oreficeria, intraprende una carriera da insegnante. Vivienne Isabel Swire si sposa con Derek Westwood da cui prende il cognome, ma decide poi di lasciarlo dichiarando di non aver più niente da imparare da lui.


Torna dai genitori e spesso in questo periodo di forte inquietudine, visita il fratello, ancora studente, che divide la stanza con un ragazzo fuori del comune: Malcolm Mclaren che conquista Vivienne con discorsi che spaziano dalla politica all’arte. Nasce così una delle coppie che cambierà per sempre la cultura inglese; lei è il genio creativo, lui si nutre della sua fantasia sfruttando abilmente le sue capacità.

Malcom e Vivienne
Malcom e Vivienne

430 Kings Road, dal 1971, è sede di uno dei luoghi più leggendari mai esistiti: il negozio di Vivienne e Malcom. Più di una semplice boutique, assume i connotati di una dichiarazione di intenti, di un mondo fatto a loro immagine e somiglianza, dove predominano nero e catene, in contrasto con la realtà del tempo  plasmata dallo stile hippie e dal flower power. Qui Vivienne  può servirsi della moda per dare vita alla sua resistenza e alla sua ribellione, “dal caos nascono le cose più belle” ammette la stilista citando Mary Shelley. Usa tutto quello che trova per creare accessori e vestiti: taglia abiti e li ricuce con altri, li unisce con spille da balia, incolla sulle t-shirt nere ossa di pollo bollite, candeggiate e incatenate a comporre la parola rock, scrive sui capi slogan sempre più oltraggiosi trasformandoli in veri e propri strumenti di propaganda.


Il negozio cambia nome da  Let it rock  Too fast to live Too young to die.  Nel 1974 diventa SEX iniziando a vendere abbigliamento fetish e bondage. Tra i clienti del negozio troviamo nomi quali: Debbie Harry, Iggy Pop, Alice Cooper e Billy Idol.  In mezzo a loro ci sono anche dei ragazzi, al tempo sconosciuti: Johnny Rotten, Steve Jones, Paul Cook, Glen Matlock e più avanti anche Sid Vicious: da questo incontro nascono i Sex Pistols e Malcom diventa loro manager.



Nasce il Punk e loro ne sono i genitori: da una parte Malcom è impegnato a gestire la band sconvolgendo l’industria e scioccando il pubblico, dall’altra Vivienne dà loro un look, attraverso pantaloni bondage, maglie in mohair, spille e t-shirt con slogan. Il risultato per i Sex Pistols è un contratto discografico con la Emi (non certo un’etichetta indipendente o alternativa) e la pubblicazione dell’album Anarchy in the UK che li porta ad apparire in un importantissimo show televisivo, dove utilizzano un linguaggio volgare in diretta per la prima volta nella storia della televisione. Loro diventano le icone del movimento e Vivienne lo spirito guida di un umore generazionale. 


Così Westwood cuce in maniera indissolubile la moda e il Punk, utilizzando la bruttezza come strumento di libertà e trasforma una sub-cultura, un sentimento di inadeguatezza e di disprezzo rispetto per la realtà, in moda. La stilista  si occupa degli abiti creando a detta sua una “campagna di liberazione sessuale per svegliare gli inglesi.”


Tra le sue creazioni più sovversive abbiamo: la maglietta Anarchy del 1977, disegnata da Westwood e McLaren con una svastica sovrapposta a un'immagine capovolta di Cristo crocifisso con la parola DESTROY, insieme alla t-shirt col volto della regina Elisabetta II, con le labbra cucite dalle spille, accerchiata dalle scritte God save the queen e Sex Pistols. La grafica era intesa come atto provocatorio di denuncia della corruzione e della dittatura, più in generale un mezzo per sfidare la generazione più anziana, non accettando i suoi  valori intrisi di tabù. 

Sono anni furiosi, arrabbiati, ma divertenti, in cui Westwood si mostra al mondo come una fervente sostenitrice di cause sociali, utilizzando la moda come mezzo comunicativo, tanto da farsi fotografare fuori dal tribunale di Bow Street a Londra in t-shirt nera e testa rasata, dopo un’accusa di turbamento dell’ordine pubblico. 

É il 1979 quando i Sex Pistols si sciolgono, Sid Vicious uccide la sua fidanzata Nancy Spungen e Malcom scappa a Parigi. Ma il Punk rimane un fenomeno mondiale che ancora oggi vede la narrazione di nichilismo, anarchia e abbandono, una rivoluzione sia nella storia della musica che in quella della moda, lasciando come eredità un approccio al capo non ortodosso, irrispettoso e distruttivo, contribuendo a distruggere in maniera radicale l’estetica occidentale riconosciuta.


Vivienne, disillusa dalla mancata rivoluzione sociale del punk, ne prende le distanze e inizia uno dei capitoli più importanti della sua carriera. Il negozio cambia nuovamente nome e viene ribattezzato World’s End  nel 1980.  Grazie a lei, dopo gli anni della Swinging London e di Mary Quant, Londra e i suoi Suburbs tornano a dettare le nuove leggi della moda da occidente a oriente.

Mentre Rei Kawakubo (Commes des Garçons) debutta in Giappone con i suoi look post-atomici, facendo tesoro delle regole già da lei infrante con successo, Vivienne decide di cambiare tutto facendo la cosa più rivoluzionaria: tornare a studiare. 



Qui riscopre la storia e viene ammagliata dalla figura dei pirati, mette un freno all’utilizzo del nero e delle catene, ben decisa a trovare una propria antagonistica strada, la regina londinese dell’anticonformismo debutta con Pirates nel 1981. La collezione allude a quel mondo stylé, al tempo stesso sfacciato e scomposto, centrando di nuovo il bersaglio. Porta così in passerella il new romantic: crinoline, gorgiere, pizzi, velluti, corsetti e platform altissime. Questo look viene adottato da personalità artistiche come Adam Ant, gli Spandau Ballet, i Duran Duran e i Depeche Mode, così la Westwood si trova di nuovo a tessere la sua tela dove la trama è la  moda e l'ordito la musica.

La stilista  attua un’altra rivoluzione, riportando in auge il tartan da sempre simbolicamente ricollegato alla sua immagine tanto da dedicare alla sua figura una tipologia di quest'ultimo: il Westwood Mcandreas.



Continua a lottare per le battaglie in cui crede, sostenendo il disarmo nucleare e lottando contro il cambiamento climatico: "Sono una stilista e un attivista,” dice in un'intervista del 2020 firmata British Vogue “e uso la moda come veicolo di attivismo.”

Salvare il mondo rimane il suo ultimo lavoro dopo aver lasciato le redini della sua Maison al marito Andreas Kronthaler. Al centro delle sue lotte ci sono il vegetarianismo, i diritti  delle coppie omosessuali, l’indipendenza della Scozia e l’importanza di una moda etica che sosterrà fino all’età di 81 anni quando la Westwood viene a mancare e con lei una delle figure più emblematiche, complete e complesse della storia della moda occidentale.

b.b.





2 Kommentare


Giorgia
14. März

Che bell'articolo su una personalità così multiforme!!

Gefällt mir

p.
23. Jan.

🔥🔥🔥

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