Sing Sing: l'arte riabilita l'uomo
- Davide Cabini
- 21 mar
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 1 apr
Rubrica: attivismo artistico
Sing Sing potrebbe essere considerato il classico film indie che entra nella rosa dei candidati agli Oscar per poi portarsi a casa qualche statuetta, grazie alle sue performance stellari e alla sceneggiatura perfettamente costruita. In un certo senso è proprio questo tipo di film, soprattutto se contiamo che è stato girato in soli 19 giorni - e con un budget limitato - nei quali è stata condensata una storia davvero affascinante per gli spettatori.
Ciò che probabilmente lo distingue dalle nomination passate di opere con budget simili è che la maggior parte degli attori sono sconosciuti al grande pubblico; questa è la loro prima apparizione in un film e oltretutto interpretando loro stessi: a parte Colman Domingo (il protagonista, che ha ottenuto la seconda nomination all'Oscar per questa performance), Sean San José e Paul Raci, il resto del cast è composto da ex carcerati facenti parte dello stesso programma teatrale RTA su cui si basa l'intero film.

RTA sta per "Rehabilitation Through the Arts" (Riabilitazione attraverso le arti), un'organizzazione no-profit fondata da Katherine Vockins, nel 1996, nel carcere di Sing Sing a Ossining, New York: nasce come piccolo laboratorio teatrale per un gruppo di detenuti che desiderano cimentarsi in una rappresentazione teatrale. Katherine ha potuto sperimentare in prima persona l'immenso potenziale artistico e l’umanità dei detenuti, troppo spesso ignorati e sottovalutati dalla società. Il programma è nato dal suo incontro con questi aspiranti attori e si è espanso nel corso di quasi 30 anni verso altre forme d'arte, come la danza, le arti visive e la musica, per citarne alcune; l'espansione ha riguardato anche la diffusione di tali programmi in altre strutture carcerarie nello stato di New York.
L'impatto dei laboratori RTA è innegabile, quasi rivoluzionario secondo i suoi partecipanti, il tutto è supportato da dati tangibili: chi partecipa a tali programmi raramente rientra nel sistema carcerario (meno del 3%, rispetto al 60% a livello nazionale) e, una volta rilasciato, il detenuto si riavvicina alla sua famiglia, rompendo così il ciclo di incarcerazione.
Gli effetti di questo importante progetto hanno particolarmente toccato Greg Kwedar e Clint Bentley - le menti dietro Sing Sing - che ne sono venuti a conoscenza facendo volontariato in qualità di insegnanti al Green Haven Correctional Facility: l'importanza attribuita al programma dai suoi membri e le loro vicende personali hanno ispirato notevolmente i due, tanto da decidere di scriverci una storia. Hanno incontrato Brent Buell (l'insegnante di teatro poi interpretato da Paul Raci), il quale ha organizzato alcuni incontri con ex membri del programma: gli sceneggiatori sono rimasti stupiti dalle storie di vita dei presenti e dal miglioramento che avevano apportato alle loro esistenza. Sempre durante questi incontri, hanno conosciuto anche due persone che sarebbero poi diventate loro collaboratori: Clarence Maclin e John Whitfield, entrambi parte del RTA, incarcerati a Sing Sing e rilasciati nel 2012. I due produttori hanno potuto approfondire notevolmente la loro conoscenza del programma, insieme alle persone che ne hanno fatto parte, “un'esperienza che ha cambiato la vita", secondo Bentley.

Realizzare questo film, però, è stato incredibilmente difficile e molti ostacoli si sono frapposti, principalmente perché i produttori non credevano nel progetto e lo avevano rapidamente definito "invendibile": il tema non era abbastanza interessante, considerando che a risaltare dovevano essere l'umanità e il senso di connessione che esistono in una struttura penitenziaria, abbandonando i classici cliché dei film ambientati nello stesso contesto.
Dopo aver trovato un modo di supportare la loro idea, mettendosi all’opera sulla “storia vera e propria”, hanno contattato Maclin (Divine Eye) e Whitfield (noto anche come Divine G, il personaggio interpretato da Domingo nel film) al fine di stendere la sceneggiatura a quattro mani, data la saggezza che i due ex detenuti potevano infondere nella trama, grazie alla loro esperienza diretta nel programma. Di conseguenza, il film funge anche da rappresentazione della loro amicizia tanto insolita quanto reale e duratura, forgiata nel loro coinvolgimento nella produzione teatrale.
La pellicola si basa su una pièce scritta da Brent Buell stesso, intitolata Breaking the Mummy's Code: una commedia musicale presentata anche nel film stesso, in quanto scelta dai protagonisti per il loro spettacolo annuale. La trama è stravagante: l'obiettivo di Buell era avere molte parti e costumi, quindi la commedia include pirati, gladiatori, cowboy, una spia in smoking e persino il principe Amleto di Danimarca. La forza di questo spettacolo sta nella libertà che dà agli attori: l'ambientazione è in continua evoluzione e la storia non segue un ordine cronologico: consentendo così di mettere in mostra la gioia della creatività.
Parlando della produzione, Maclin ha affermato:
Penso che questo spettacolo sia in grado di educare, così come di intrattenere, e di portare la nostra società in un posto migliore. Clarence Maclin
Un'altra importante ispirazione per la sceneggiatura è stata The Sing Sing Follies, un articolo scritto da John H. Richardson e pubblicato in un numero del 2005 di Esquire: in esso racconta la preparazione che i detenuti hanno dovuto affrontare quando hanno rappresentato la sceneggiatura originale di Buell. L'autore ha trascorso mesi osservando i membri di questo gruppo provare per la serata di apertura, scoprendo, nel frattempo, le loro storie e le loro vite, riflettendo sulle loro condizioni:
Guardare degli assassini cantare e ballare è una cosa strana. Prima ti colpisce —accidenti, sono nervosi e eccitati, ridono e sono timidi, in cerca di apprezzamento e riconoscimento proprio come tutti gli altri. Poi pensi a ciò che hanno fatto per arrivare lì e ti senti in colpa, come se il riconoscimento della loro umanità fosse in realtà un tuo momento di debolezza. John H. Richardson

Queste potenti parole riecheggiano in tutto il film: ogni volta che gli spettatori si identificano con uno dei personaggi, vengono riportati alla realtà delle sue condizioni; ciò viene trasmesso in modo potente attraverso inquadrature di scorci delle alte mura del carcere, viste dalle finestre delle celle o dall'esterno. Si tratta di un contrasto magistralmente impiegato, che costringe gli spettatori a confrontarsi con la verità e cerca incessantemente di mostrare l'umanità delle persone incarcerate. I detenuti sono esseri umani e provano gli stessi sentimenti delle persone che non hanno commesso crimini: un concetto semplice che molti tendono a dimenticare. La pellicola mira a combattere la nozione che il grande pubblico ha sui condannati; come ha detto Kwedar in un'intervista a Deadline:
[...] La nostra stessa industria ha costruito la percezione che abbiamo riguardo le persone dentro [alle carceri]. Penso che il potere di una storia come questa sia proprio quello di espandere l'immaginazione; possiamo essere molto più di quanto pensiamo l'uno per l'altro. Greg Kwedar

La missione dei due produttori è da sempre quella di evidenziare come le connessioni umane si possano trovare nei luoghi più inaspettati e con questo film sono certamente riusciti nel loro obiettivo; il riconoscimento che hanno ricevuto grazie alla stagione dei premi di quest'anno ha sicuramente avuto un impatto sul pubblico, che ha avuto l'opportunità di vedere un lato nuovo e sfaccettato dei detenuti che li ha commossi e sorpresi.
D. C.
Grazie mille per la fiducia, è stato un piacere collaborare con la vostra realtà!
lo guarderò sicuramentee, bellissime immagini