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Scolpire uno spazio artistico con Alice Mattarozzi

Aggiornamento: 5 mar

Rubrica: Emergere


Alice Mattarozzi, classe 2002, è una talentuosa artista emergente di Cremona. La sua attività nel panorama artistico spazia dalla creazione di interessanti opere principalmente scultoree, al curare esposizioni sul territorio cremonese. Attualmente è in corso la mostra fotografica collettiva dell’Associazione artisti cremonesi in collaborazione con Punto vivo, curata da Alice Mattarozzi e dalla fotografa Deborah Cortelazzi. 



Come è iniziato il tuo percorso artistico e quale è stata la tua formazione professionale?

La mia formazione è iniziata al Liceo artistico Antonio Stradivari, dove ho scelto l’indirizzo figurativo.  Dopo il liceo ho dovuto fare molto lavoro per emanciparmi dalla progettualità insegnatami e per svincolarmi dal creare arte partendo da un tema assegnato; col tempo ho imparato ad avere idee più concrete trovando l’ispirazione in moltissime cose. Finite le scuole superiori mi sono iscritta all’Accademia di Belle Arti di Brera dove, dato il mio interesse verso i materiali lapidei e il lavoro di assemblaggio, ho intrapreso l’indirizzo di scultura. L’accademia è un ambiente particolare, può dare validi strumenti, ma dipende molto dai docenti con cui ci si relaziona; mi ha sicuramente indirizzata riguardo al tipo di arte che voglio realizzare. In ogni caso, dopo il percorso accademico, bisogna contare sulle proprie forze perché si viene generalmente gettati senza reti in un ambiente difficile. 

Da cosa trai ispirazione per creare la tua arte?

Semplicemente acquisto mensilmente una rivista - Arte, di Cairo Editore - e mi lascio ispirare dalle opere che vedo; solitamente appiccico dei post-it alle pagine e abbozzo le idee che mi passano per la mente. Ovviamente anche i social sono di grande ispirazione perché vi circola moltissima arte valida. In realtà devo dire che la mia più grande ispirazione sono le stanze e cose che le popolano. Attualmente, infatti, la mia arte è una ricerca sulla dimensione degli oggetti: mi piace riflettere sulla loro funzione, scomporli, rielaborarli, svuotarli del loro significato e risemantizzarli. La ricerca sulla funzione degli oggetti è infinita e mi permette di giocare con accostamenti nuovi e inusuali, dal tirapugni di seta allo spazzolino con le setole di chiodi: ormai gli utensili sono un'estensione dell’umano, togliere la loro utilità li trasforma in oggetti estetici che continuano ad esistere oltre al loro scopo.



Alcuni miei lavori sono poi una polemica sull’astrattismo: non che io non lo apprezzi, semplicemente ritengo che arrivare ad astrarre sia l’ultimo step che nasce dopo un lungo percorso ragionato, mentre ora viene proposto subito, acquisendo una funzione quasi decorativa e perdendo così la propria essenza: da qui i miei finti dipinti su marmo della serie Pittura gestuale dove le incisioni sono semplicemente il segno del passaggio dell’uomo. Tornare ad indagare il modo primitivo di creare partendo dalle pitture e dai  segni rupestri è importante in un mondo in cui c’è tutto; da quei segni ancestrali, spesso arrivo ad indagare i segni digitali (+, -, /) che simboleggiano la modernità.




Le tue opere sono molto materiche, l’aspetto tattile sembra fondante.

Di certo il mio interesse è rivolto verso i materiali lapidei soprattutto marmo e pietra. Attraverso l’assemblaggio vado oltre il quadro, ma rimanendo nel bidimensionale: utilizzo la scultura più che altro per creare bassorilievi che personalmente trovo più impattanti, mi permettono di giocare sulla tridimensionalità anche senza raggiungerla, lavorando con gli oggetti in modo concreto. Gli oggetti che creo spesso hanno una forte componente tattile: è capitato che qualcuno guardandole le toccasse e, anche se non è consigliato toccare le opere d’arte, si può dire che abbiano colto quel ponte di sensazioni che passa dalle opere all’osservatore. Infine i materiali che utilizzo sono spesso costosi per cui la produzione ha qualche limite pratico: cerco di utilizzare materiali di riciclo e solitamente per produrre mi rivolgo ai cimiteri che offrono come scarti lastre di botticino su cui posso lavorare. 



Il lavoro che proponi come si è intuito è ricco di tematiche e stratificazioni di significato.

Credo che l’arte sia un mezzo fondamentale per criticare la società: dal mio punto di vista la critica deve essere positiva, ossia rivolta a creare un dialogo e possibilmente un cambiamento effettivo nella società quotidiana. Ci sono molte tematiche a me care che porto spesso nelle opere perché fanno parte dei miei valori come l’antispecismo, l’interesse verso la comunità queer e l’ecosostenibilità; sono convinta che con l’arte si comunichi più che con le parole.



Mani bucate, 2024
Mani bucate, 2024

Nella tua opera Mani bucate, esposta nella collettiva fotografica, si percepisce un'urgenza comunicativa. Sono partita dal modo di dire ‘avere le mani bucate’ e ho iniziato a lavorare con un piatto che mi ha dato la possibilità di toccare tanti temi: il piatto qui pare un occhio, un obiettivo, che pone il focus verso ciò che è al suo centro. Il nutrirci è linfa vitale, dunque la mancanza del nutrimento è mancanza di ciò che è essenziale. Al centro del piatto troviamo un pistacchio con incisa la parola home: qui si apre la riflessione per cui ciò che è fondamentale, ossia il cibo, viene sostituito con un guscio, per me simbolo di un altrettanto fondamentale rifugio domestico. Attorno al piatto ci sono oggetti rielaborati che costruiscono altri significati: uno spazzolino con setole di aghi, una forchetta con un solo rebbio e un bicchiere che vorrebbe citare il problema della religione in Italia: questi oggetti sono simboli, al di là della loro funzione originaria. In generale il cibo e gli utensili legati ad esso sono un elemento davvero interessante che dà la possibilità di lavorare su molti temi importanti come i disturbi alimentari, la cura, l’ambiente domestico e la necessità.



Quanto è importante per un artista il confronto con altri artisti? Indubbiamente è molto importante: personalmente piuttosto che la collaborazione con altri artisti nella creazione diretta delle opere, sono più interessata ad essere un mezzo attraverso il quale le persone possono creare una dimensione collettiva, assumendo il ruolo di curatrice. Credo che sia fondamentale per gli artisti che sono più affermati  diventare un tramite per gli altri, una figura che li può seguire e orientare. Banalmente finite le superiori ci si sente molto persi, dunque credo che per chi vuole fare arte nella vita è importante avere una guida.



È stata inaugurata la mostra fotografica collettiva curata da te e Debora Cortelazzi in collaborazione con giovani artisti cremonesi che rimarrà visitabile fino al 22 febbraio. Come è stato il passaggio da essere solo artista a diventare anche curatrice?

Sicuramente è stato molto stimolante; questa non è stata la prima esposizione che ho curato: l’anno scorso insieme ad altri due ragazzi e Punto vivo, abbiamo tenuto un'esposizione durante l’Art week di Cremona che si è tenuta da maggio a settembre, all’Antica Osteria del Fico. La mostra fotografica collettiva, attualmente attiva in via Solferino, ha permesso di presentare le proprie opere sia ad amatori che a professionisti attraverso la modalità open call. Certo, tengo a ribadire che prima sono artista e poi curatrice, ma sono molto interessata a questo  ruolo, anche perché la relazione che si instaura tra le due figure è fondamentale: si può dire che l’uno vive grazie all’altro; devo ammettere che sta diventando un possibile piano B per il mio futuro lavorativo.





Può risultare complesso lavorare con altri artisti e includerli nei tuoi progetti?

Spesso quando si lavora con gli artisti è necessario prenderli per mano e invitarli a collaborare: sono pochi ad avere lo slancio e a partecipare solo leggendo un volantino. In generale si possono riscontrare due tipologie di artisti, quelli che partono agguerriti, con l'intenzione di farsi conoscere e quelli più timorosi che faticano ad aprirsi alle esposizioni e agli eventi. Questo probabilmente è dovuto al fatto che il settore di per sé ti tarpa le ali. Nell’ultima collettiva la maggior parte degli espositori era di Cremona, anche se abbiamo trovato diversi riscontri positivi da Milano, nonostante quest’ultima offra più possibilità ai giovani. 



Com’è l’ambiente cremonese per un’artista emergente? Cremona nell'ultimo periodo sta crescendo, si sta mobilitando per cercare di ampliare la propria visuale, anche se è ancora difficile emergere e farsi notare. In generale sei tu che ti devi attivare e creare degli spazi per esporre e fare arte, a meno che tu non faccia parte di una cerchia ristretta, già inserita nell’ambiente artistico. Purtroppo viene validato dal pubblico solo ciò che è già riconosciuto come istituzionale, escludendo nuove realtà e limitando, così, l'espressione giovanile. Attualmente è difficile vivere con le proprie produzioni: gli artigiani non assumono più, molti spazi sono controllati dalle gallerie… è ovvio più pratica fai e meglio è, ma è difficile anche trovare gli spazi per fare arte. Cremona purtroppo è disorganizzata e dà poche informazioni sugli eventi e le possibilità che offre la città: sembra non esserci molto per i giovani. Visto che mi piace ragionare cercando le soluzioni ai problemi che vedo, credo che l'unica possibilità sia incentivare l’autogestione giovanile.  Siamo gli unici a sapere cosa vogliamo e di cosa abbiamo bisogno e questa è un’enorme risorsa da sfruttare. 





b.b., p.c.


1 Comment


Giorgia
Mar 16

Che bello quando a parlare sono i giovani! Brave!

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