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Mefite: il Green si tinge di rosso

Aggiornamento: 12 feb

Rubrica: Sguardo sul reale


pulcinella guarda mefite e una spirale tra rosso e verde

Quando è giusto parlare di “soluzioni Green” nell’ambientalismo odierno

Questa la domanda a cui Beatrice Surano tenta di rispondere con il suo corto-documentario Mefite, premiato da una menzione speciale al Festival Mente Locale e in concorso questo novembre a Visioni Italiane, nella categoria Visioni Ambientali.


Tra le colline dell’Irpinia, più precisamente a Rocca San Felice, provincia di Avellino, si trova un lago di origine sulfurea. La sorgente del lago, da cui si ricava la creta, la mefite, una risorsa millenaria, è minacciata dalla costruzione imminente di un nuovo parco eolico.


Vito Santoli, protagonista del corto, è l’unica - e praticamente ultima - presenza umana nella valle, proprio per questo si prende cura con costanza del suo ecosistema unico,  che sta pian piano scomparendo a causa delle scelte dell’uomo. 

Vito è come un guardiano mitico della sorgente, ne conosce i benefici, ma soprattutto ne conosce le pericolosità: la Mefite, antica dea della fertilità e della vita, diventa anche portatrice di morte, a causa dei fumi tossici che rendono l’ambiente circostante letale per chi li respira. Vito la rispetta e le offre dei doni, bacche e noci, frutti della terra stessa, proprio come dei doni sacrificarti all’altare di una Dea. 


una spirale di pietre sul terreno


Gli elementi popolari, quali, per esempio, maschere della tradizione e uso del dialetto, spiccano nella narrazione, contornandola di un calore malinconico: è un passato che invecchia male nel mondo contemporaneo e non trova il modo di farsi ricordare, finendo rinnegato dalla società

Il racconto della regista torinese crea una dimensione realistica e onirica allo stesso tempo, presentando un problema più attuale che mai: è giusto passare sopra ai bisogni del Piccolo per salvare il Grande? 

In Mefite ci troviamo davanti a un paesaggio desolato, solitario, freddo. Ancora una volta il volere dell’industria ha schiacciato quello degli abitanti, Le pale eoliche si animano nel buio della notte, spietate ne rompono il silenzio, il loro occhio rosso spia i segreti di un territorio con una tradizione secolare, interrotta da un benevolo ecologismo capitalista.


Il protagonista si ritrova quindi a vagare come un nomade solitario nell’ombra della sua terra, speranzoso e intenzionato a non abbandonarla. Tale costanza rispecchia una determinazione, quella di Surano, che si presenta imparziale, ma non impersonale, nel mostrare quanto sia sottile la linea di confine tra aiuto e sopruso.

m.f.

1 commentaire


Giovanna
11 mars

Veramente interessante! Complimenti!

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