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"Love me or kill me" Il teatro dell'estremo di Sarah Kane

Aggiornamento: 5 giorni fa

Figura emblematica del teatro britannico contemporaneo, Sarah Kane è passata alla storia avvolta da un'aura di controversia, dovuta alla sua breve ma eccezionale carriera: dal debutto esplosivo di Blasted – che scatenò uno scandalo senza precedenti – fino al postumo 4.48 Psychosis, seguito al suo tragico suicidio. Le ombre di questi due momenti continuano a perseguitare la ricezione della sua opera, ma è un fatale errore permettere ad essi di offuscare la teatralità esplosiva, il lirismo e la potenza emotiva che si sprigiona nei suoi cinque drammi: Blasted, Phaedra's Love, Cleansed, Crave e 4.48 Psychosis.


 Sarah Kane
Sarah Kane

Questo corpus di opere definisce una drammaturgia che oscilla tra l'iper-realismo sociale dell'In-yer-face theatre, il classicismo elisabettiano e il complesso territorio post-drammatico, muovendosi tra dimensioni contrastanti e talvolta paradossali: l'elemento autobiografico e la ricerca di una poetica universale; la tensione tra impegno politico e tendenze nichiliste; una peculiare concezione dell'amore che è spesso fatta coincidere con paesaggi interiori oscuri e spietati, di violazione, solitudine, potere e crollo mentale.




Il dramma d’esordio Blasted debutta nel gennaio 1995 e colloca immediatamente la drammaturga sulle prime pagine di riviste culturali e quotidiani. L'opera sembra aprirsi come un classico dramma da camera sentimentale, ma rapidamente sovverte le aspettative del pubblico. La visione di Kane, infatti, si costruisce sulla connessione tra un episodio di violenza interpersonale – uno stupro avvenuto in una camera d’albergo – e la devastazione infernale della guerra civile. 

Il caos violento della narrazione si edifica in un crescendo, che si riflette nella graduale disintegrazione e frammentazione della struttura testuale: il dialogo diventa sempre più scarno, le scene si riducono a istantanee fotografiche e il tempo narrativo si comprime in modo innaturale. Man mano che il dramma avanza, anche il disagio morale cresce, culminando proprio nello stupro, che nel suo far esplodere il mondo interiore sia della vittima che del perpetratore, sembra anche distruggere il mondo fuori dalla stanza. Ad aggravare il turbamento del pubblico è l'assenza di una voce morale autoritaria che lo guidi: Kane, infatti, rifiuta di fornire facili condanne dei personaggi, lasciando così i suoi spettatori in uno stato di disagio etico che fa molto discutere la critica.



La luce di tanti riflettori, tuttavia, non fa che lasciare la drammaturga scottata, amareggiata dal vedere la propria opera ridotta a un mero tentativo adolescenziale di provocare scandalo. Solo con Crave, nel 1998, la percezione pubblica del suo lavoro inizierà a superare queste reazioni semplicistiche.

Phaedra's Love è la seconda produzione di Kane, una riscrittura del mito di Fedra commissionata dal piccolo e sottofinanziato Gate Theatre di Notting Hill. Anche in questo dramma, il mondo del palcoscenico è oscuro ed estremo, ma la fonte del dolore si è ora ristretta dalla guerra civile a una guerra metaforica, tutta combattuta all'interno della famiglia.


Al centro del dramma, come suggerisce il titolo, viene posto l'amore; nel personaggio di Fedra, infatti, Kane delinea i due estremi della risposta umana all'esperienza amorosa: da un lato, l'abbandono completo al partner fino all'annullamento di sé, dall'altro lato un totalizzante ed egoistico isolamento in difesa del proprio io. Attraverso questa polarità, Kane dimostra come entrambe le posizioni siano insostenibili e conducano inevitabilmente alla distruzione: “only love can save me, and love has destroyed me”. Emerge così un nesso inestricabile tra amore e brutale ferocia, connessione che diventerà la cifra distintiva di tutta la sua produzione drammaturgica. 


Con il suo dramma successivo – Cleansed Kane fa un altro passo oltre il naturalismo, eliminando i meccanismi della narrazione esplicita e presentando al pubblico una serie di immagini poetiche e dialoghi essenziali.


Cleansed, Jason Nodler
Cleansed, nella regia di Jason Nodler

La narrazione si svolge presso un'istituzione controllata da Tinker, uno psichiatra-torturatore che sottopone i suoi pazienti a esperimenti sadici, volti a scoprire fino a che punto il sacrificio per amore può spingersi. Le torture annientano progressivamente l'integrità mentale e fisica dei personaggi, fino alle scene conclusive, dove ciascuno finisce per incorporare frammenti dell'identità altrui: incapaci di amare o forse anzi di smettere di amare, i personaggi trovano rifugio nella mutabilità, trascendendo i propri limiti corporei per annullarsi nell’altro. 

Cleansed è stato considerato il più cupo e penoso dei drammi di Kane fino ad allora, ed è indubbiamente un'esperienza teatrale punitiva, seppur conservi al suo interno un elemento quasi redentivo, assimilabile alla funzione di catarsi che purificava lo spettatore dell'antica grecia. L'immaginario di Kane, non a caso, sembra riconnettersi continuamente a un filo rosso che in nome del dionisiaco ha attraversato la storia del teatro occidentale, fino ad arrivare al teatro della crudeltà di Antonin Artaud e al teatro sacro di Peter Brook.


Da un punto di vista registico, Cleansed è spesso stato definito come irrappresentabile: con indicazioni sceniche come 'the rats carry Carl's feet away', oppure 'a sunflower bursts through the floor and grows above their heads', è naturale per il lettore mettere in discussione la praticità della messa in scena dell'opera. Le sue immagini sceniche, tuttavia, non pongono problemi per il teatro in sé, bensì per un tipo di teatro naturalista. Kane, infatti, credeva fortemente che se era possibile immaginare qualcosa, era possibile rappresentarlo. In ciascuno dei suoi drammi, dunque, pone deliberatamente problemi scenici senza offrire soluzioni, chiedendo al regista di prendere decisioni radicali sulla messa in scena e costringendolo a superare i propri limiti creativi verso approcci poetici ed espressionisti.



Il problema dell'irrappresentabilità si accentua con Crave, presentato nel 1996, inizialmente sotto lo pseudonimo di Marie Kelvedon, nel tentativo di sfuggire alla controversa reputazione di Blasted. Il dramma presenta quattro voci, identificate soltanto come A, B, M e C, attraverso cui la drammaturga prosegue l'indagine sull'impatto dell'amore sull'integrità dell'io. A differenza delle opere precedenti, in Crave i confini del personaggio evaporano completamente, passando a una realizzazione puramente testuale.

Sebbene il testo attinga chiaramente dall'esperienza personale dell'autrice, esso riesce efficacemente a trascendere la dimensione autobiografica: scavando in se stessa piuttosto che nella coscienza di un personaggio fittizio, Kane apre la sua scrittura agli spettatori, creando un vuoto in cui questi ultimi possono proiettare liberamente il proprio vissuto e le proprie esperienze.




Questa capacità di trasformare il dolore individuale in un'esperienza universale appare ancora più straordinaria alla luce della sua tormentata esistenza. La vita di Sarah Kane, infatti, è costantemente segnata dalla depressione, con episodi sempre più debilitanti che culminano nell'estate 1998. L'esperienza di questa crisi e dei trattamenti psichiatrici che ne conseguono, diventa materia creativa per 4.48 Psychosis, dramma composto tra l'autunno 1998 e l'inverno 1999, che sembra essere stato scritto con la consapevolezza che l’autrice non sarebbe riuscita a vederlo realizzato. Una premonizione che si rivela corretta: l'opera debutta al Royal Court Jerwood Theatre Upstairs nel giugno 2000, poco più di un anno dopo la morte per suicidio della drammaturga. 


Il titolo fa riferimento alle 4:48 del mattino, l'ora più buia della notte appena prima dell'alba, percepito dal malato come un momento di estrema lucidità. Il paradosso del dramma è che tale momento di lampante chiarezza rappresenta, per coloro che ne sono al di fuori, il momento in cui l'illusione è invece al suo culmine.


4.48 psychosis
4.48 Psychosis

In questa ultima creazione, Kane porta all'estremo la sperimentazione formale iniziata con Crave:  non esistono più voci delineate, né indicazioni sul numero o genere degli interpreti, e il dramma si manifesta più come un’opera destinata alla sola lettura, spaziando da dialoghi a elenchi di verbi, sequenze numeriche e parole sparse sulla pagina. In questo modo la struttura dell’opera riflette magistralmente la stessa frammentazione del sé  che la mente psicotica sperimenta.



Tuttavia, 4.48 Psychosis è molto più che un semplice dramma sulla depressione e i suoi effetti sulla psiche: esplorando temi quali l'isolamento, la dipendenza, il lutto, il rapporto con il proprio corpo e genere e l'amore, sembra rappresentare un vero e proprio testamento dell’esperienza umana, in cui ciascuno riesce, in un modo o nell’altro, a immedesimarsi.


La prematura e tragica scomparsa della drammaturga ha indubbiamente reso più complessa la ricezione dell’opera, lasciando un'ombra che rischia di oscurare la lettura di quest’ultima ma anche delle precedenti, trasformandole in documenti tra cui curiosare alla ricerca di diagnosi o grida d'aiuto inascoltate. L'eredità di Kane, tuttavia, merita un approccio più profondo e rispettoso: le sue opere non sono soltanto dei reperti autoreferenziali, bensì organismi vivi che chiedono di entrare in risonanza con la nostra vulnerabilità, con la nostra paura della distruzione e della morte e, contemporaneamente, con la nostra segreta attrazione verso di essa. Solo in questo modo possiamo onorare la sua voce senza ridurla al silenzio della sua fine.


c.t.

1 Comment


Eli
Apr 13

un teatro radicale e fortissimo. molto interesante!

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