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La ripetizione dei paradigmi di successo nel sistema moda

Aggiornamento: 14 feb

Il presentismo, o regime di storicità, nella società capitalistica ritiene che il futuro possa essere solo la riproposta di qualcosa già accaduto in precedenza, con una conseguente dimenticanza del passato e un'impossibilità di pensare il futuro.  La percezione del tempo risulta mutata e conseguentemente tutto ciò che è nuovo in realtà è già accaduto, in quanto se un modello ottenuto in passato si è dimostrato particolarmente performante, diventa necessaria la sua riattuazione nel presente.

Questa filosofia si applica perfettamente al sistema moda, che ormai dagli anni ‘80 non vede una grande innovazione nelle proposte che ogni anno si susseguono nelle collezioni dei designer che semplicemente risultano il frutto delle re-interpretazioni di forme e strutture che in passato hanno avuto un discreto successo.


Uno degli esempi più intuitivi da analizzare è il minimalismo


Calvin Klein Fall 1999
Calvin Klein Fall 1999

Il minimalismo, figlio degli anni Sessanta, prima dal punto di vista artistico, poi nell’ambito dell'abbigliamento, con forme lineari e semplici (abiti trapezio di Yves Saint Laurent) viene poi ripreso negli anni '90, diventando simbolo distintivo di quel periodo tanto da far pensare erroneamente che il movimento sia nato proprio in quel decennio.  

Il minimalismo, quindi,  che già per ben due volte nel secolo scorso si è dimostrato un modello vincente, sia dal punto di vista estetico che da quello economico, ritorna ad essere riproposto nelle collezioni delle ultime stagioni con un nuovo nome: il quiet luxury che dietro ad inglesismi nasconde nient’altro che il concetto puro del minimalismo. 

Da Prada a Gucci, anche Versace è caduto nella tentazione di questa tendenza, che di nuovo non ha nulla, ma continua a funzionare economicamente ed è l’unica cosa che importa alla società capitalistica. 



Ma che senso avrebbe portare un paradigma nuovo che dà nuove prospettive e nuove idee se uno del passato ha funzionato così bene? Ed è così che il sistema si adagia, non accetta innovazioni, ma sopporta e ripresenta schemi vincenti del passato nel futuro, cercando di mascherarli e renderli innovativi, svuotando così il significato dal significante, o più semplicemente, il messaggio dalla collezione.

 

Portando alla luce un esempio più specifico invece, non si può non nominare il gold lurex mini dress indossato da Kate Moss a Glastonbury nel 2005, di quell’evento in rete si trovano solo poche foto, siamo ancora nell’era pre instagram e facebook aveva poco più di un anno, ma hanno suscitato tanto scalpore da diventare un tassello importante della storia della moda contemporanea. Così diciannove anni dopo, il gruppo Inditex decide di presentare una collaborazione con la modella inglese ed ecco che tra i capi proposti compare anche una riproduzione del celebre mini abito dorato, che nel giro di poco va sold out. Complice indubbiamente la collaborazione con la Moss, la cui estetica spopola su Tik Tok da un anno a questa parte, ma sicuramente l’idea di puntare su un capo iconico e già famoso, ha portato ad un enorme successo sul piano delle vendite .


                           Kate Moss Glastonbury 2005						Kate Moss x Zara 2024
Kate Moss Glastonbury 2005 Kate Moss x Zara 2024

Questo meccanismo effettivamente funziona per la società in generale, ma se esso viene osservato con un occhio critico, con poca difficoltà  si colgono le reference se non proprio le riproposte tali e quali di schemi passati, inserendosi così perfettamente nelle regole descritte dal presentismo. Il mondo della moda non è più stimolato dalla necessità di creare un qualcosa di innovativo ma bensì di proporre un modello che abbia successo dal punto di vista economico, evitando volutamente il rischio e rifugiandosi nella sicurezza che possono offrire schemi già approvati.

b.b.

2 Comments


Giovanna
Mar 12

Complimenti! Bellissima lettura

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m.
Jan 15

analisi nuova e interessante :)

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