Bella e dannata: Zelda Sayre Fitzgerald
- Chiara Tommasi
- 22 feb
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 3 apr
Rubrica: Vita da strega
La storia della letteratura è costellata di voci femminili soffocate, di donne brillanti consumate dal ruolo limitante di muse, le cui parole sono state divorate e trasformate in successi altrui. Figure straordinarie gradualmente consumate dall'obbligo di esistere solo in funzione dei loro mariti, private della loro voce creativa, della loro sanità mentale, della loro stessa libertà. Le loro ali sono state metodicamente spezzate, e non da un singolo atto di violenza, ma da un processo quotidiano di erosione della loro identità. Tra queste figure, si scorge Zelda Sayre Fitzgerald.

Nata nel 1900 in Alabama da una ricca famiglia conservatrice, Zelda dimostra sin dall’infanzia uno spirito ribelle e anticonformista: vive all’insegna di una sfacciata libertà e di un’edonistica ricerca del piacere, incarnando perfettamente lo spirito indipendente delle prime femministe americane.
La sua determinazione a sfidare le convenzioni sociali la spinge a sperimentare un nuovo tipo di femminilità, che non teme di appropriarsi di prerogative fino ad allora considerate esclusivamente maschili: guida autonomamente, frequenta locali e pub discutibili, fuma, si ubriaca frequentemente e si circonda di corteggiatori, rifiutandosi di sottostare alle regole che impongono alla donna di essere un modello di decenza, subordinazione e modestia, divertendosi al contrario a provocare la società conservatrice con voci scandalose sul suo comportamento trasgressivo. Con i suoi capelli corti, gli abiti portati sopra il ginocchio e i suoi atteggiamenti provocatori, Zelda diventa un’icona di stile e soprattutto un modello per le moderne Flapper girls.
È con questo spirito che Zelda prende parte, nel luglio del 1918, a un ballo organizzato presso la sua città natale, ignara che quella sera avrebbe segnato l'inizio di una delle storie d'amore più turbolente della letteratura americana. Al ballo, infatti, fa la conoscenza di Francis Scott Fitzgerald, allora giovane luogotenente di fanteria e aspirante scrittore.

Zelda, già dotata di un proprio talento letterario (aveva da poco ottenuto dei riconoscimenti per il suo racconto The Iceberg), viene conquistata proprio dall'ambizione artistica di F. Scott, che ha da poco pubblicato il romanzo The romantic egoist e sta correntemente ultimando This side of paradise. L’interesse è reciproco: Fitzgerald viene immediatamente folgorato dalla ragazza, tanto da avviare con lei una corrispondenza che culmina, in brevissimo tempo, in una proposta di matrimonio. La risposta di Zelda è negativa, ma il rifiuto non lede il loro rapporto. Al contrario, F. Scott dà inizio a una riscrittura del suo romanzo, la cui protagonista assume le fedelissime sembianze di Zelda, che decide entusiasticamente di condividere con lui spunti autobiografici e diaristici, eccitata all’idea di vedersi immortalata in un romanzo di chi – come lo stesso F. Scott affermava di sé – sarebbe diventato uno dei più grandi scrittori del nuovo secolo. Nel 1920, This side of paradise viene ufficialmente pubblicato, e dopo appena due settimane i due giovani si sposano.
Dopo il matrimonio, i Fitzgerald diventano la prima vera celebrity couple americana: la loro vita è un susseguirsi di feste, alcol e scandali, con giornalisti in cerca di scoop sempre alle calcagna. Tuttavia, questo stile di vita si rivela presto insostenibile: l'alcolismo di F. Scott, le pressioni economiche e una relazione sempre più tossica minano il loro rapporto; è soprattutto la salute di Zelda a risentirne, insistentemente incoraggiata dal marito a compiere azioni sempre più eccentriche e rischiose. Lo scrittore, infatti, vede in lei non solo una musa, ma la reale e concreta fonte di aneddoti che avrebbe potuto trasformare in espedienti narrativi; non raramente, infatti, oltrepassa i limiti pur di racimolare degli episodi interessanti da narrare, e naturalmente a suo unico vantaggio.
Anche Zelda, d’altra parte, si accanisce volentieri contro il marito, deridendolo per i suoi fallimenti editoriali e per il suo aspetto, alimentando in questo modo il rogo sempre più minaccioso della loro relazione. Nonostante la reciproca consapevolezza della loro incompatibilità, i coniugi sviluppano una forma di co-dipendenza da cui non riusciranno mai a liberarsi.
Per ripagare i debiti causati dal loro stile di vita, Zelda inizia a pubblicare i propri scritti su diverse riviste, affermandosi gradualmente come autrice indipendente e dimostrando che il suo valore va ben oltre lo status di “moglie di un grande scrittore”. La sua battaglia per l’indipendenza artistica, tuttavia, si scontra con una realtà familiare sempre più opprimente. Spesso costretta a cedere i diritti dei suoi scritti al marito per necessità economiche, vede le sue parole e le sue esperienze trasformarsi in materiale letterario senza il suo consenso: F. Scott attinge sistematicamente dai suoi diari personali, utilizzandoli come fonte d'ispirazione per i suoi romanzi.

La nascita della figlia Scottie, il 26 ottobre 1921, diventa involontariamente un altro esempio di questa dinamica: le parole pronunciate da Zelda alla vista della neonata – "I hope she's beautiful and a fool. A beautiful little fool" – vengono incorporate ne Il Grande Gatsby (divenendo a sua insaputa una delle più celebri frasi del romanzo), senza ricevere alcun credito.
Questo furto di proprietà intellettuale si dimostra particolarmente evidente nell’opera The Beautiful and the Damned, dove interi segmenti del diario della donna vengono inseriti tra le pagine. Nel 1922, un'opportunità unica permette a Zelda di denunciare pubblicamente questa appropriazione: Burton Rascoe, il nuovo direttore del New York Tribune, le chiede di recensire l'ultimo romanzo del marito, e Zelda coglie l'occasione con brillante ironia:
Mi sembra di aver riconosciuto in una pagina una parte del mio vecchio diario, misteriosamente scomparso poco dopo il mio matrimonio, e anche frammenti di lettere che, sebbene considerevolmente modificate, suonano vagamente familiari. In effetti, Mr. Fitzgerald - credo si scriva così il suo nome - sembra credere che il plagio cominci tra le mura domestiche.
In risposta a questa sistematica appropriazione della sua voce, Zelda intensifica il suo percorso artistico personale. Si dedica alla scrittura di racconti – che ottengono successo di pubblico e anche attenzione critica – riscopre la pittura e si immerge nella danza, ritornando alle passioni della sua giovinezza, sebbene nulla di ciò le sia sufficiente per trovare la pace; la sua vita le diventa progressivamente insopportabile, e l'ombra del marito la intrappola e la tiene prigioniera.
Gli anni successivi sono segnati da continui spostamenti tra città e continenti, alla ricerca di un luogo che fornisca ispirazione e stabilità ad entrambi. Scott, afflitto da un grave disturbo depressivo e dall’alcolismo, insiste nel volere Zelda costantemente al suo fianco, temendo i suoi possibili tradimenti. Timori che si rivelano, in realtà, fondati quando lei inizia una relazione con l’aviatore francese Edouard Jozan, in seguito alla quale lei chiede il divorzio, che tuttavia le viene negato. Nonostante la facciata di felicità coniugale che mantengono in pubblico, infatti, la loro relazione precipita, portando Zelda a un tentato suicidio per overdose di sonniferi. I due provano, allora, a salvare il loro matrimonio cercando un nuovo luogo in cui ricominciare, scegliendo come meta l’Italia.
A Capri, Zelda riprende la scrittura e produce Millionaire's Girl, un brillante racconto che cattura l'attenzione dell'editore di F. Scott. L’intenzione di quest’ultimo è di cederne i diritti al Saturday Evening Post, che offre ben 4000 dollari per pubblicarlo, ma a una condizione umiliante: il nome dell'autrice deve essere omesso. Zelda, spinta dalla necessità economica, accetta, ma questo episodio segna un punto di svolta molto doloroso.
Decide di abbandonare temporaneamente la scrittura per dedicarsi completamente alla danza, sviluppando una passione che sconfina nell'ossessione. I suoi progressi sono così notevoli che il Teatro San Carlo di Napoli le offre diversi ruoli da solista, un'incredibile opportunità che però rifiuta, forse per gli obblighi che sente nei confronti della figlia, forse per l'incapacità di separarsi definitivamente da Scott.

La rinuncia a questa possibilità di indipendente affermazione artistica segna l'inizio di un periodo oscuro. La sua salute mentale peggiora drasticamente, culminando in un nuovo tentato suicidio, questa volta provocando volontariamente un incidente in auto da cui esce, però, illesa. F. Scott decide di affidarla a un sanatorio, affinché possa ricevere le cure necessarie per guarire da un’erronea diagnosi di schizofrenia, che era più verosimilmente un disturbo bipolare. Inizia, così, un lungo e sofferto calvario di ricoveri e dimissioni, dove riceve trattamenti a dir poco disumani: dalle “cure classiche” a base di barbiturici, morfina e idrato di cloralio, a quelle sperimentali, tra cui la methanol conversion therapy (un precursore dell’elettroshock) e varie iniezioni di miele nel sangue e di liquido seminale equino nella spina dorsale.

Durante un ricovero Zelda inizia a scrivere un proprio romanzo autobiografico, Save Me the Waltz, ricevendo l’interesse e l’approvazione di una casa editrice, che ne propone la pubblicazione. Quando la notizia lo raggiunge, Fitzgerald si infuria e si oppone con veemenza alla realizzazione del romanzo, ritenendolo un plagio della sua opera in corso di scrittura, Tender is the night, che si serve largamente degli spunti biografici della moglie per la costruzione della trama. Lo scrittore è, inoltre, preoccupato per la sua reputazione, poiché per la prima volta la sua turbolenta relazione coniugale, ormai ben nota al pubblico, sarebbe stata vista e letta non più dal suo punto di vista, bensì dalla prospettiva di Zelda. Ciononostante, nel 1932, la donna riesce con successo a pubblicare Save Me the Waltz, ma si scontra sfortunatamente con l’insuccesso, che la getta in una crisi depressiva e rende necessario un nuovo ricovero.
I momenti più sereni delle sue ospedalizzazioni coincidono con i periodi in cui le è permesso dedicarsi all'arte. Nel 1934, per esempio, organizza una mostra di 32 suoi dipinti in una prestigiosa galleria di New York, ottenendo un discreto successo e smentendo le ingiurie del marito, che l'aveva degradata a "artista e scrittrice di terza classe", spingendola in precedenza a bruciare molte delle sue opere.
Ma questo momento di trionfo è effimero: seguono nuovi episodi di catatonia e psicosi, durante i quali Zelda sostiene di comunicare con Cristo e Apollo, che la mettono in guardia dalla sempre più imminente fine del mondo. Mentre lei lotta all’interno degli ospedali psichiatrici, Fitzgerald intrattiene una relazione con una diciassettenne a Hollywood, dove stava lavorando a una sceneggiatura. Zelda perdona questo tradimento dopo che lei stessa aveva intrattenuto qualche breve interazione con alcuni pazienti (specialmente con una donna) dell’ospedale.
Un ultimo tentativo di riconciliazione si manifesta con un viaggio a Cuba, che si rivela però disastroso: F. Scott sfiora il coma etilico e Zelda deve organizzare il rimpatrio e l’ammissione forzata ad un ospedale per una disintossicazione.
Nel 1940, alla sua ennesima dimissione dal sanatorio non trova nessuno ad attenderla ai cancelli. Poco dopo, viene a conoscenza della tragica morte del marito, stroncato da un infarto a soli 44 anni. Zelda, pur provata dal dolore, si occupa dell’organizzazione del funerale, al quale però non parteciperà. Nei suoi ultimi anni tenta ancora una volta di dedicarsi all'arte e alla scrittura, sperando di ottenere finalmente il riconoscimento che merita. Tuttavia, la sua salute deteriora ulteriormente e nel 1947 viene ammessa, per un'ultima volta, all’Highland Hospital, in seguito a una crisi depressiva. L’anno dopo, un incendio improvviso divorerà l’edificio, e la povera Zelda verrà inghiottita con lui.
c.t.
Storia incredibile e commovente. Articolo bellissimo!