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ANTIPOP: le elettroniche radici di Cosmo

Aggiornamento: 5 mar

Rubrica: Sguardo sul reale


Cosmo, Antipop, 2023

In occasione delle prime date del tour del collettivo Ivreatroic, raccontiamo ANTIPOP: il documentario del 2023 – esordio alla regia di Jacopo Farina – sulla vita e la carriera musicale del cantante e musicista Marco Jacopo Bianchi, in arte Cosmo. 


Il lungometraggio è un viaggio accompagnato da immagini, musica e parole che nasce da una lunga amicizia e da anni di collaborazione tra il soggetto del documentario e il suo regista.  Come loro stessi raccontano, è stato durante le riprese del video musicale de Le Voci che è nata la scintilla. Jacopo Farina decise di girare interamente il videoclip a Ivrea, città natale di Cosmo, in cui il regista trovava tutta la magia della periferia, fino a quel momento sottovalutata dal cantante, che diventerà poi il centro nevralgico di ANTIPOP.


Nonostante Marco fosse scettico di fronte all’idea di realizzare un documentario su di sé, accetta la sfida, a condizione, però, di non creare un prodotto autocelebrativo, cosa del tutto lontana dalla visione del regista; Cosmo, infatti, appare quasi esclusivamente attraverso il voiceover che accompagna tutto il documentario.


Quest’ultimo inizia con una riflessione sulla necessità di immergersi in pattern musicali che si ripetono all’infinito, in cui il corpo pare assoggettato a un movimento automatico, ma è presente in tutta la sua fisicità, sovrapposta ad immagini di rave in cui corpi liberi si muovono al ritmo della musica elettronica.


A seguire vediamo immagini, riprese da vecchie camere compatte dallo stesso Cosmo o dai suoi amici: da subito si comprende il concept del documentario che intende raccontare Marco Jacopo Bianchi attraverso le persone e i luoghi della sua vita, tra immagini di repertorio e interviste, senza mai coinvolgerlo direttamente.



I primi a parlare sono gli amici, che ricordano con tenerezza i giorni in cui, con pochi soldi, suonavano per colmare la noia, ripetendosi la frase: “nulla è vero, tutto è possibile”. In un contesto periferico che pareva dimenticato da tutti, questi ragazzi hanno fondato i Mélange, gruppo dalle influenze grunge e progressive. La moglie di Cosmo ricorda come i ragazzi fossero guardati con curiosità e diffidenza, considerati gli alternativi di Ivrea. Dopo la tragica morte di uno dei componenti, il gruppo si scioglie, per non suonare a lungo.


Cosmo, Antipop, 2023

Ivrea, definita terra di geni e di pazzi, ospita la variopinta famiglia di Cosmo che, quasi senza nominarlo, ci spiega molto di lui. 

A partire dalle suggestive immagini della storica Battaglia delle arance del carnevale di Ivrea – che raccontano una tradizione del folklore, tanto assurda quanto affascinante – si capisce come la provincia da cui ci si aspetterebbe l’ordinario, ci sorprenderà durante la visione del documentario. Ciò viene confermato attraverso le interviste e le fotografie che raccontano delle eccentriche storie familiari: dal padre, strano personaggio pieno di contraddizioni, prima parte dell’estrema destra, poi passato alla fazione opposta; alla madre Barbara, bodybuilder dolce e sicura di sé, con poco in comune con l’uomo che ha sposato e, infine, i genitori di quest’ultima, convinti comunisti col sogno di scappare dalla periferia.


Sempre con l’obiettivo di fare musica divertendosi, nasce la seconda band di Cosmo: i Drink to me che porta ai giovani qualche soddisfazione, come il primo tour fuori dal Piemonte e il coinvolgimento nel progetto di persone che ancora oggi lavorano al fianco del cantante. In quegli anni il suo sogno, dichiara, era ottenere con la musica uno stipendio da operaio.


Con l’avvicinarsi della nascita del suo primo figlio e l’incombere della vita adulta, Marco inizia il suo progetto da solista, fatto di musica elettronica e testi in italiano: nasce Cosmo e con lui il suo primo album Disordine che desta finalmente l’attenzione di un manager interessato al progetto. Nonostante ciò, il pubblico non cresce.

Il documentario racconta, attraverso una pagina di diario letta in voiceover, lo sconforto per non essere riuscito, nonostante gli anni di tentativi, a sostentarsi con la musica. Sentendo la chiamata delle responsabilità, decide di realizzare “ancora una festa, poi basta”: un ultimo progetto musicale che avrebbe chiamato proprio L’ultima festa. Grazie a questo tentativo, a 34 anni, il cantante inizia a vedere i primi veri risultati e nel 2016 inizia un tour che aumenta esponenzialmente pubblico ad ogni data. 


Nel 2019 arriva a riempire il Forum d’Assago e, consapevole di aver raggiunto l’apice della sua carriera, capisce di non voler intraprendere un percorso autocelebrativo perciò fonda quella che definisce la "famiglia" Ivreatronic: un’etichetta di produttori, DJ e musicisti che organizzano eventi culturali dedicati alla musica elettronica, con il comune denominatore di essere tutti rigorosamente di Ivrea. Da qui nasce l’album La terza estate dell’amore



Proprio per la sua volontà - che lo accompagna da tutta la carriera - di fare musica collettivamente, i concerti di Cosmo non lo vedono protagonista della scena: egli risulta al pari delle altre persone sul palco che performano con e tanto quanto lui, dalla magnetica Pan Dan, agli altri componenti della band; ciò lo porta a dichiarare:

“da solo, semplicemente, non esisterei”

Il documentario si chiude con uno sguardo speranzoso al futuro: il suo obiettivo ora è allargare la famiglia e continuare a prendersene cura; sperimentare con la musica, giocare con essa e far divertire gli altri, celebrando e dilatando il tempo presente. Ma al divertimento trasmesso dalla sua arte, il cantante ha sempre accompagnato delle importanti battaglie sociali quali l’inclusione, l’anticapitalismo, l'ambientalismo e di recente l’attivismo per la liberazione della Palestina che l’ha portato a esibirsi sul palco del concerto del Primo Maggio sventolando la bandiera palestinese e denunciando la repressione violenta della polizia italiana contro i manifestanti. Attualmente si sta schierando pubblicamente contro la chiusura del centro sociale Leoncavallo di Milano, dove ha deciso di suonare in segno di protesta.



Il regista Jacopo Farina afferma: “Le parole sono un mezzo molto scarso per comunicare” e si potrebbe aggiungere insufficienti per spiegare la figura di Cosmo: questo lungometraggio, infatti, le supera. L’intreccio di musica e immagini tesse un racconto efficace e intimo ed è proprio questa sincerità che ha reso la pellicola commovente ed efficace sia per la critica, sia per gli affetti del regista e del cantante.

ANTIPOP è, in conclusione, un viaggio estetico e intrigante nella vita di una persona fuori dall’ordinario che si propone di ricercare i motivi della sua identità artistica e non, ricostruendo il suo complesso cosmo.




p.c.


1 Comment


Roberta
Mar 14

Non sapevo tutta la sua storia. Bellissimo articolo!!

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